... Morire Misurina!
Figuriamoci! Il povero papà si mise in testa la corona, vestì il mantello di
ermellino, prese lo scettro a mò di bastone, e si avviò. Cammina , cammina,
camminò poco perché la fata abitava a due passi da lui, proprio di fronte, e
non appena giunse al castello, bussò.
-Avanti-
disse la fata che sedeva nella sala del trono, insieme con le sue damigelle
–Chi sei e che cosa vuoi?-
-Sono
Sorapìs e voglio lo specchio Tuttosò-
-Corbezzoli!-
rise la fata –Solamente? Come se si trattasse di fragole-
-Oh,
fata, fatina non ridere! Se tu non me lo dai la mia bambina more-
-La
tua bambina? E che ne sa delle specchio Tuttosò? A che le serve? Come si chiama
questa bambina?-
-Misurina-
rispose il re.
-Ah
! Ah !- disse la fata- La conosco di fama. Le sue grida giungono fino a me
quando fa i capricci, e questo è un capriccio ben degno di lei. Va bene, io ti
darò lo specchio, ma a un patto-
-Sentiamo-
accondiscese il re.
-Vedi
quanto sole batte da mattina a sera sopra il mio giardino?-
-Vedo-
rispose Sorapìs.
-Mi
brucia tutti i fiori e mi dà noia. Mi ci vorrebbe una montagna a gettarmi un
po’ d’ombra; ecco, bisognerebbe che tu, grande e grosso come sei, ti
contentassi di trasformarti in una bellissima montagna. A questo patto ti darei
lo specchio Tuttosò-
-Eh,
eh, eh !- disse Sorapìs grattandosi un orecchio e sudando freddo.
-Prendere
o lasciare- disse la fata.
-Ebbene,
che vuoi farci? se altra via non c’è... dammi lo specchio- sospirò il poverino.
La
fata trasse da uno scrigno che aveva a portata di mano un grande specchio verde
e glielo porse, ma poiché si avvide che il povero Sorapìs era diventato smorto,
ebbe pietà di lui, e gli disse:
-Facciamo
un cosa; capisco che tu non abbia troppo desiderio di trasformarti in una
montagna, ed è naturale, ma d’altra parte hai paura che la tua bimba muoia se
non mantieni la promessa che le hai fatto-
-Parola
di re dev’essere mantenuta- gemette Sorapìs.
-Si,
si, ma io al tuo posto le avrei dato qualche scapaccione; cosi si guariscono i
capricci. Però, come ho detto, facciamo una cosa. tu ritorni al tuo castello e
dici alla bimba la condizione per cui può venire in possesso dello specchio; se
lei ti vuole bene, rinuncia a possederlo per non perdere il suo papà e tu mi rimandi lo specchio, se no... io non
ne ho colpa-
-Sta
bene!- rispose il re –Tante grazie e arrivederci- Tant’era sicuro di mandarle
lo specchio.
E
ripartì.
- CONTINUA -