mercoledì 22 ottobre 2014

LO SPECCHIO DI MISURINA - III parte


...  Morire Misurina! Figuriamoci! Il povero papà si mise in testa la corona, vestì il mantello di ermellino, prese lo scettro a mò di bastone, e si avviò. Cammina , cammina, camminò poco perché la fata abitava a due passi da lui, proprio di fronte, e non appena giunse al castello, bussò.
-Avanti- disse la fata che sedeva nella sala del trono, insieme con le sue damigelle –Chi sei e che cosa vuoi?-
-Sono Sorapìs e voglio lo specchio Tuttosò-
-Corbezzoli!- rise la fata –Solamente? Come se si trattasse di fragole-
-Oh, fata, fatina non ridere! Se tu non me lo dai la mia bambina more-
-La tua bambina? E che ne sa delle specchio Tuttosò? A che le serve? Come si chiama questa bambina?-
-Misurina- rispose il re.
-Ah ! Ah !- disse la fata- La conosco di fama. Le sue grida giungono fino a me quando fa i capricci, e questo è un capriccio ben degno di lei. Va bene, io ti darò lo specchio, ma a un patto-
-Sentiamo- accondiscese il re.
-Vedi quanto sole batte da mattina a sera sopra il mio giardino?-
-Vedo- rispose Sorapìs.
-Mi brucia tutti i fiori e mi dà noia. Mi ci vorrebbe una montagna a gettarmi un po’ d’ombra; ecco, bisognerebbe che tu, grande e grosso come sei, ti contentassi di trasformarti in una bellissima montagna. A questo patto ti darei lo specchio Tuttosò-
-Eh, eh, eh !- disse Sorapìs grattandosi un orecchio e sudando freddo.
-Prendere o lasciare- disse la fata.
-Ebbene, che vuoi farci? se altra via non c’è... dammi lo specchio- sospirò il poverino.
La fata trasse da uno scrigno che aveva a portata di mano un grande specchio verde e glielo porse, ma poiché si avvide che il povero Sorapìs era diventato smorto, ebbe pietà di lui, e gli disse:
-Facciamo un cosa; capisco che tu non abbia troppo desiderio di trasformarti in una montagna, ed è naturale, ma d’altra parte hai paura che la tua bimba muoia se non mantieni la promessa che le hai fatto-
-Parola di re dev’essere mantenuta- gemette Sorapìs.
-Si, si, ma io al tuo posto le avrei dato qualche scapaccione; cosi si guariscono i capricci. Però, come ho detto, facciamo una cosa. tu ritorni al tuo castello e dici alla bimba la condizione per cui può venire in possesso dello specchio; se lei ti vuole bene, rinuncia a possederlo per non perdere il suo papà  e tu mi rimandi lo specchio, se no... io non ne ho colpa-
-Sta bene!- rispose il re –Tante grazie e arrivederci- Tant’era sicuro di mandarle lo specchio.
E ripartì.

                                                                           - CONTINUA -